Alberto Fortis, dalle riserve Pellirossa al palco della Fenice

AMANDOLA – Una passione che gli giunge da una precedente esistenza. Un amore per le cose vere, semplici, pure. E ancora: la musica e gli indiani d’America; la solidarietà alle popolazioni native e la condivisione dei loro  valori. Il resto del documento prosegue così: Alberto Fortis, 47 anni, «ambasciatore » dell’Unicef e cantautore storico degli anni ’70 nato a Domodossola nel giugno del 1955. «Vengo ad Amandola grazie ad un incontro fortuito, occasionale. Ma è un appuntamento a cui tengo molto -ammette Fortis-. E, oltretutto , non nego che il titolo della rassegna mi ha affascinato ».

La Sibilla ha compiuto la sua missione… 

«Beh, questo non lo so. Quello che posso dire è che vengo volentieri nelle Marche. Ho dei bei ricordi legati a momenti musicali davvero entusiasmanti ».

In cosa consisterà il suo concerto?

«Si tratta di un incontro semplice e senza fronzoli. Ci saremo solo io e il pianoforte».

E il repertorio? 

«Abbraccerò tutta la mia produzione in chiave esclusivamente acustica. Cercherò di rappresentare un’antologia dei miei dieci album: dal ’79 al ’95».

Ci sarà qualche primizia? Qualche brano inedito o dell’album che dovrà uscire a breve? 

«Non credo. Comunque tutto è possibile. Dipenderà dalla serata. Dall’ispirazione ».

E’ vero che reciterà poesie? 

«Sì, confermo. Si tratta più che altro di poesie autobiografiche che tempo fa ho raccolto in due volumi ».

Perchè non ci parla di questa esperienza con le popolazioni native d’America…

«Volentieri. Cosa vuole sapere? »

Per esempio il perchè di questo interesse.

«Credo faccia parte di una mia vita  recedente. E’ stata una curiosità giunta naturalmente. Incontri naturali che forse erano già scritti nel mio destino ».

E nel corso del concerto farà accenno a questo? 

«Sì, perchè no. Qualche anno fa ho seguito una delegazione dell ’Unicef che si è incontrata con i rappresentanti dei popoli nativi d’America. E’ stata un’esperienza irripetibile ».

Le è rimasto impresso qualcosa in particolare? 

«Sì, il non facile incontro con due uomini di medicina o più semplicemente con due sciamani. Sono riuscito a parlarci dopo anni ».

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it

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