Ecco il “maxibinocolo”. L’Universo si avvicina alla Terra

ROMA – Due specchi di quasi 9metri di diametro ciascuno incastonati in una specie di enorme binocolo. Uno strumento ottico in grado di distinguere un’auto sulla Luna o una moneta da un euro a 1.200 chilometri di distanza. Tanto per fare un altro paragone, rispetto a l’occhio umano, la sua sensibilità è circa un miliardo di volte superiore. E’alto 25 metri e pesa 700 tonnellate. Il “mostro” in questione si chiama Lbt (Large binocular telescope) e verrà inaugurato domani in Arizona, presso l’Osservatorio di Mount Graham.

E nella tecnologia del “binocolone” astronomico c’è anche un pezzettino del nostro paese visto che l’Italia, attraverso l’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), partecipa al progetto internazionale con una quota del 25 per cento. Alla presentazione in America saranno presenti il ministro Letizia Moratti, il presidente dell’Inaf Piero Benvenuti e altri rappresentanti di università e industrie che hanno partecipato al progetto. Ma l’Italia farà ancora di più perché lunedì 18, presso gli Istituti di Ricerca della West Coast, verrà siglato un accordo di collaborazione tra il California Institute for  Technology (Caltech) e l’Inaf, inerente il più potente radio telescopio italiano che verrà realizzato in Sardegna, a 35 chilometri da Cagliari, e diventerà operativo nel 2007.

Come si sono formate le galassie? Qual è la struttura dell’Universo? Che origine hanno i buchi neri? E come si sono forgiati i primi elementi? Sono queste alcune delle domande a cui, invece, il Large binocular telescope tenterà di dare risposte. Il nuovo telescopio, infatti, è in  grado di fornire immagini dieci volte più nitide di Hubble. Col nuovo strumento ottico, a sentire gli scienziati, si potranno osservare direttamente i pianeti extrasolari, capacità attualmente preclusa alle apparecchiature esistenti. «Lbtè il più grande telescopio dell’Emisfero Nord – afferma  Francesco Palla, astrofisico dell’Osservatorio di Arcetri,  ente che ha partecipato fattivamente alla grande operazione  scientifica – e rappresenta un’opportunità unica per le osservazioni degli oggetti  più deboli dell’Universo. Oggetti distanti miliardi di anni luce».

La risoluzione dei sensori Ccd installati all’inteno  del telescopio hanno una definizione di 37 milioni di pixel, pari a circa 5 volte quella delle migliori macchine fotografiche digitali attualmente in commercio. «La precisione di realizzazione degli specchi primari- dicono all’Inaf – è tale che, in proporzione, se lo specchio fosse grande quanto tutta piazza San Pietro (asse maggiore 240 m), gli errori di costruzione sarebbero inferiori ad un centesimo del diametro di un capello umano (circa 50 micron)!  ».

Oltre all’Italia, al progetto, hanno partecipato atenei ed  Istituti di ricerca tedeschi e statunitensi, gli stessi enti che avranno il compito di scandagliare i meandri più remoti del nostro universo.

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it. Membre del direttivo Ugis, responsabile social e coordinatore del gruppo Fisica e Astronomia
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