Voyager addio,la sonda esce dal sistema solare
ROMA – Dal diario di bordo del capitano Kirk, data astrale 2150: «L’astronave Enterprise ha raggiunto l’ultimo avamposto della IV Galassia centrale. Ora la nostra missione prosegue nell’universo sconosciuto ».
Dalla fantascienza alla realtà con le ultime conquiste della missione Voyager. E mentre William Shatner, il mitico comandante dell’Enterprise, è stato l’ospite d’onore al “XIX Sticcon” di Bellaria di Rimini (la convention dei fans di Star Trek, ndr), le due sonde statunitensi, proprio in questi giorni, hanno raggiunto l’ultima frontiera dello spazio, percorrendo oltre 14 miliardi di chilometri. Voyager 1 e 2, lanciate 27 anni fa, non hanno incontrato i Klingon, ma anno superato il limite estremo del nostro Sistema solare. «Hanno raggiunto la zona dove l’influenza della nostra stella finisce e dove il vento solare non arriva più – dice Simona Di Pippo, responsabile per l’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, dell’osservazione dell’ Universo-.
Ma, a dire il vero, resta ancora da decidere quale sia il confine del Sistema solare. Una possibilità è considerare come limite la zona in cui termina l’influenza gravitazionale del nostro Sole. Saremmo ben al di là della Nube di Oort, potendo collocare questo limite a metà strada tra noi e la stella più vicina: Proxima Centauri ». Due anni fa gli scienziati della Nasa si erano convinti che il limite estremo, il cosiddetto “Termination shock” era stato raggiunto, ma le nuove misurazioni effettuate dagli studiosi statunitensi hanno accertato che l’ultima frontiera è stata superata proprio ora. «In effetti c’è chi ritiene che il vero limite sia da considerarsi quello che il Voyager1 sta attraversando adesso -prosegue la DiPippo-.Se tutto continuerà a funzionare, riceveremo dati a terra, speriamo, per altri cento anni o più».
Uno degli elementi chiave di questa missione, infatti, è la capacità di ricevere informazioni decifrabili «che sono garantite -continua la responsabile dell’Asi- da una rete di antenne che fanno parte del cosiddetto Dsn, Deep space network». A questo puntoVoyager1e 2 hanno percorso un viaggio pari a 94 volte la distanza Terra- Sole e proseguono nella loro rotta senza problemi di sorta. «A spingerle -spiega la Di Pippo- è un generatore a radioisotopi che produce elettricità dal calore generato grazie al decadimento naturale del biossido di plutonio. Ma a dare un aiuto, una“spintarella”insomma, ad ambedue, è stato dapprima il pianeta Giove che ha consentito di imprimere una ulteriore accelerazione verso Saturno». I primati della missione, comunque, non finiscono qui. Lo scorso gennaio le due navicelle hanno stabilito il record dei 10 mila giorni di navigazione interstellare e attualmente si allontanano dalla nostra stella ad una velocità pari a 1,6 milioni di chilometri al giorno. «Per intenderci -è sempre la Di Pippo a parlare-una velocità in grado di fargli coprire la distanza New York-Los Angeles in meno di 4 minuti.
Non c’è dubbio, sono due viaggiatori con tanti primati al loro attivo. E sono la dimostrazione che la tecnologia per esplorare il nostro Sistema solare l’abbiamo già sviluppata. Ora si tratta -conclude- di passare alla fase successiva, quella del dopo-robot, cioè all’esplorazione umana. E a questo ci stiamo seriamente preparando».
Attualmente Voyager 1 è l’oggetto costruito dall’uomo più distante dal pianeta Terra. L’obiettivo della sua missione era quello di splorare i pianeti esterni del Sistema solare, dopo aver “contattato” Giove, Saturno, Urano e Nettuno, continua la sua corsa verso AC+79, una stella della costellazione della Giraffa. A bordo, come Hal 9000 del film “2001 Odissea nello spazio”, funziona un elaboratore con un programma di protezione contro gli errori. Il suo arrivo sul quel remoto astro è previsto tra 40 mila anni. Ma noi, come una famosa canzone di Francesco Guccini, noi non ci saremo.
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