The astronaut’s wife (La moglie dell’astronauta)
Sfidare le stelle era la missione del marito. Ora l’arduo compito lo continua lei.
Ma qui sulla Terra.
June Scobee Rodgers -moglie dell’astronauta Francis Richard (Dick) Scobee, morto insieme al suo equipaggio il 28 gennaio 1986 a bordo dello Space Shuttle Challenger dopo neppure 73 secondi di volo- da quasi 30 anni è impegnata a sensibilizzare le giovani generazioni verso lo Spazio. In pochi anni è riuscita a realizzare in Usa una quarantina di Challenger Center, poi si è spostata in Canada, a Toronto.
Ma il successo dell’iniziativa è stato tale che di centri spaziali per giovani ne sono stati realizzati altri due: in Corea del Sud, a Gyeonggido, e a Leicester, in Gran Bretagna.
Ma cosa sono i Challenger Center?
Trattasi di un modello didattico, un approccio efficace per rafforzare la conoscenza e interesse per materie come l’Astronomia, la Tecnologia, l’Ingegneria e la Matematica. Una sorta di laboratori scientifici dove è possibile fare “voli” simulati di viaggi interplanetari, esperienze di informatica, di astrofisica con tanto di equipaggio, comandante, Sala di controllo, esperimenti scientifici e molto altro ancora. Un’attività che lo scorso anno, solo negli Usa, ha coinvolto decine di migliaia di studenti delle scuole medie. Molti anche gli studenti che vi hanno realizzato stage universitari.
Ma la notizia non è questa, gli americani ci hanno abituato a ben altro. La novità è che June Scobee Rodgers, nel suo continuo peregrinare, un bel giorno è approdata in Italia. E’ stata talmente attratta dal nostro paese che, alcuni anni fa, ha acquistato anche una casa. E da allora un chiodo fisso: realizzare il secondo Challenger Center in Europa proprio in Italia.
Ha bussato alle porte di varie amministrazioni comunali e provinciali, ma per ora ancora niente. Nessuno le ha dato ascolto, eppure la sua idea potrebbe far cambiare radicalmente l’economia di una piccola città solo per la particolarità e l’unicità dell’iniziativa.
«Ho immaginato un luogo dove i bambini, insegnanti ma anche semplici cittadini potessero toccare il futuro -ha detto un giorno durante una delle sue visite al sindaco di turno-, per un Paese come il vostro, dedito alla Letteratura, un pò di “Spazio” non farebbe poi così male».
June tornerà a maggio. E c’è da stare certi che ripartirà più carica di prima. La sua missione continua.
enzo.vitale@ilmessaggero.it
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