Musk e Nasa, per Guidoni sinergia su Marte

Per attuare il progetto di Elon Musk, ovvero quello di colonizzare Marte nel corso di poche decine di anni, servirebbero capitali da cifre astronomiche: 100 miliardi di dollari se non di più. L’astronauta italiano Umberto Guidoni entra nel merito e dice la sua su quella che potrebbe annunciarsi come una futura alleanza spaziale.
«E’ ragionevole aspettarsi che la compagnia del patron di Tesla -scrive Guidoni- abbia bisogno di ulteriori fonti di finanziamento e la Nasa potrebbe diventare uno dei partner di questa impresa. E’ probabile che, nel medio termine, i piani dell’ente spaziale americano e di quello privato per inviare uomini sul pianeta rosso, finiscano per convergere».

(L’astronauta italiano Umberto Guidoni)

LE CONSIDERAZIONI
Guidoni analizza attentamente il progetto di Musk e avanza le prime considerazioni: «Per adesso -scrive sul suo sito-, siamo solo agli annunci e, prima di passare alla fase di realizzazione, la SpaceX dovrà articolare in modo più dettagliato come intende superare le numerose sfide tecniche e operative. Ad esempio l’affidabilità degli oltre 50 nuovi motori Raptor necessari per ogni lancio dalla Terra o dei motori per la ripartenza dalla superficie marziana, che sarebbero alimentati da una miscela metano-ossigeno, elementi potenzialmente disponibili su Marte ma il cui utilizzo richiederebbe sistemi di estrazione e di stoccaggio tutti da concepire e da sperimentare».


(L’imprenditore di origini sudafricane Elon Musk)

IL PROGETTO
In effetti il piano di Elon Musk è ambizioso, per non dire incredibile. Secondo il patron di Space X il primo viaggio potrebbe avvenire già nel  2024. L’annuncio lo ha già dato pochi giorni, fa nel corso del Convegno Astronautico Internazionale (Iac). Per colonizzare Marte, Musk ha intenzione di costruire enormi razzi e navette per portare sulla superficie del pianeta rosso almeno un milione di persone. Inutile negarlo, il progetto ha suscitato entusiasmo anche tra gli addetti ai lavori. Tra gli altri, a giudicare positivamente questi progetti  privati, non solo di SpaceX, c’è anche da Fabrizio Fiore, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. «Il contributo rivoluzionario delle aziende -ha spiegato Fiore – e’ quello dell’abbattimento dei costi che stanno portando in questo settore. SpaceX sta seguendo l’approccio migliore, passo dopo passo, e ha sviluppato delle tecnologie fondamentali. Su tutte quella dei retrorazzi necessari per atterrare su un pianeta e garantire la riusabilita’ del razzo». Insomma anche per un valente astrofisico come Fiore, la corsa a Marte è già partita.

TERRESTRI, SPECIE MULTI-PLANETARIA
A parte tutte le considerazioni del caso e le critiche piovute sul progetto spaziale, secondo Guidoni l’idea di Space X ha già fatto breccia e un primo risultato lo ha comunque raggiunto: «Musk -chiosa l’astronauta italiano- è riuscito ad attirare l’attenzione del pubblico e della stampa sull’esplorazione dello spazio. La sua straordinaria visione è destinata ad ispirare moltissimi giovani e a risvegliare lo spirito avventuroso del genere umano, almeno di quelli che credono che la nostra specie diventerà prima o poi  multi-planetaria».

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it. Membre del direttivo Ugis, responsabile social e coordinatore del gruppo Fisica e Astronomia

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