Franco e la scomparsa di Majorana

Uno degli argomenti che da sempre mi affascina riguarda la scomparsa di Majorana.

Qualche settimana fa una brava collega, Sara Menafra, ha scritto un articolo che ha riportato alla luce il caso del fisico atomico svanito nel nulla nel marzo del 1938.

Ebbene nel servizio si racconta la vicenda di un emigrante italiano, Francesco Fasani, che negli anni ’50 avrebbe conosciuto un tale Signor Bini in Venezuela.

Da una serie di elementi  inerenti questo misterioso personaggio, emergerebbe che Bini non sarebbe altri che Ettore Majorana.

L’elemento nuovo, fino ad ora mai rivelato, consiste nel ritrovamento di una lettera conservata all’interno dell’auto di Bini firmata da Quirino Majorana.

Ma per quale motivo il signor Bini custodiva in auto una missiva dello zio di Ettore, professore di Fisica a Roma?

E proprio su questo elemento, come ci ha raccontato Sara Menafra, che la Procura di Roma sarebbe convinta di aver trovato un’altra prova «per dire che Majorana (che in teoria oggi avrebbe 108 anni) abbia vissuto a lungo, sotto falso nome, prima in Argentina e poi in Venezuela».

Ma il mistero rimane tale perchè le autorità del Venezuela non rispondono alle richieste dei giudici italiani e sul caso, dunque, è stata chiesta l’archiviazione.

Questo nuovo evento ha arricchito quello che gli studiosi chiamano Majoranologia, la serie di studi, testimonianze, libri ma anche film e sceneggiati televisivi, che si sono occupati del fisico italiano nato il 5 agosto del 1906 a Catania.

Tra i volumi più conosciuti ci sono soprattutto Ricordo di Ettore Majorana di Erasmo Recami; Il dossier Majorana di Leandro Castellani (da cui fu tratto lo sceneggiato televisivo Ipotesi sulla scomparsa di un fisico atomico interpretato da Orso Maria Guerrini); Il taccuino incompiuto -Vita segreta di Ettore Majorana di Valerio Tonini; La scomparsa di Ettore Majorana, un affare di Stato? di Umberto Bartocci ed in particolar modo il Ricordo di Ettore Majorana di Edoardo Amaldi, uno dei Ragazzi di via Panisperna. Il gruppo di scienziati atomici diretto da Enrico Fermi

Alla fine degli anni ’80, pochi mesi prima che morì, incontrai a Roma, nella sua casa, proprio il professor Edoardo Amaldi.

Parlammo dello stato della Fisica, delle ricerche sulla fusione nucleare, ma soprattutto parlammo di Majorana. E cioè se lo scienziato avesse previsto in anticipo la scoperta della bomba atomica.

I due si conoscevano bene. Sia Ettore che Edoardo, infatti, si laurearono in Fisica Teorica lo stesso giorno: il 6 luglio del 1929.

In quell’occasione Amaldi fu perentorio. Mi disse che non credeva a nessuna ipotesi: nè ad un allontanamento, nè ad una fuga, nè all’ipotesi di una scelta monastica. Nè che Majorana avesse previsto prima degli altri la realizzazione della bomba.

Per lui Ettore Majorana era morto suicida. Punto e basta.

L’ultimo curioso episodio che si riferisce a Majorana, riguarda il famoso libro di Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana. Me lo ha raccontato Franco Foresta Martin, divulgatore scientifico tra i più preparati apprezzati d’Italia.

L’idea dell’epilogo del libro, ovvero  della presenza di Majorana nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria, nacque da un incontro tra Sciascia e Vittorio Nisticò, direttore  del giornale L’Ora di Palermo.

Da mesi Sciascia era alla ricerca di un finale per il suo libro. Non ebbe dubbi quando Nisticò gli raccontò che a un amico, durante una visita al convento, gli fu detto che all’interno, tra i padri, vi si trovava «Un grande scienziato».

Ma non solo.

Nello stesso convento aveva trovato rifugio anche un membro dell’equipaggio del B-29 che aveva sganciato l’atomica su Hiroshima.

Per Sciascia la ricerca era finita. Aveva finalmente trovato gli elementi per il finale del suo libro.

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
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