Cassini-Huygens, “E’ anche una vittoria della ricerca italiana”

«La conoscenza dei pianeti e dei satelliti più lontani del Sistema solare, servirà a comprendere la nostra storia e quella della Terra ». Silvy Espinasse, fisico dell’Agenzia spaziale italiana, non ha dubbi. E dopo l’entrata nell’orbita di Saturno della sonda Cassini-Huygens non fa misteri dei meriti dell’Italia.«E’ italiana -commenta- la tecnologia che ha permesso e permette le comunicazioni tra il nostro pianeta e il satellite artificiale. La parabola di 4 metri di diametro, realizzata dall’Alenia Spazio dell’Aquila, è servita da scudo termico e, una volta all’interno degli anelli, anche da protezione». Tutte le immagini, i comandi e i controlli di Cassini-Huygens passano infatti attraverso il delicato sistema che risulta essere il più grande mai realizzato nello spazio.

Ma l’«ombra» del nostro Paese non si esaurisce qui. Tre dei dodici esperimenti che verranno realizzati sono targati lo stesso Italia. «Quelli con lo spettrometro infrarosso sviluppato da Galileo avionica, Cnr ed Inaf -continua Silvy Espinasse-, quello con il radar installato su Cassini che servirà a studiare, strato per strato, l’atmosfera di Titano e, infine, le verifiche sull’esistenza e la misurazione delle onde gravitazionali». Ma perchè si va su Saturno? «Sono due gli aspetti fondamentali -risponde ancora il fisico-: innanzitutto Saturno rappresenta un micro Sistema solare. Il suo studio servirà a comprendere la formazione del Sistema più grande. E poi la presenza di Titano, il satellite più somigliante alla Terra. Probabilmente il nostro pianeta era in questo stato prima della comparsa della vita». Un’ultima curiosità. Nel gennaio del prossimo anno una parte della sonda planerà sul suolo di Titano. Una volta a destinazione avrà trenta  minuti di tempo per fornire importanti informazioni sul satellite. Poi si spegnerà per sempre.

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
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