Robert Fripp, concerto per pochi eletti al convento di Sassoferrato

ANCONA (28 marzo) – Regola numero uno: non pensate di assistere ad un concerto di Robert Fripp con la convinzione di vedere unconcerto “normale”. Regola numero due: toglietevi dalla mente la richiesta di un autografo, Robert vive su un’altra galassia e raggiungerlo, se non possedete un’astronave che viaggia alla velocità prossima a quella della luce, è praticamente impossibile. Postulato numero tre: probabilmente non lo incontrerete più perché con l’esperienza del seminario musicale nelle Marche, Fripp ha chiuso un’epoca e quello che sarà il futuro del leader del re cremisi, per ora, resta un mistero.

La storia. Ormai lontani i tempi in cui i King Crimson piombarono sulla scena musicale (era il 1969) armati del nuovo e micidiale strumento, il mellotron (un aggeggio che consentiva di simulare il suono di un’orchestra) Fripp non ha mai smesso di sperimentare e ha avuto mille vite. Ha fondato e rifondato il “suo” gruppo con strumentisti di chiara fama, ha collaborato con musicisti del calibro di David Bowie, Brian Eno, David Sylvian, Peter Gabriel ma ha fatto di più influenzando, con il suo genio e il suo estro, generazioni di musicisti del post progressive.

La scuola dei Guitar Grafty. In effetti lo aveva annunciato già un anno fa, e fedele al temperamento kantiano, Fripp ha messo in atto i suoi propositi. E così da venerdì sera l’esperienza dei “Guitar Grafty“, dopo 25 anni di vita, ha cessato di esistere. Più che un concerto, quello al convento di Sassoferrato, è stato un ritiro spirituale dove un pubblico di pochi eletti (a parte i suoi cento allievi musicisti provenienti da tutto il mondo) ha avuto libero accesso. Fripp, come al solito, si è visto poco. E’ rimasto quasi sempre in disparte. All’interno della chiesa di Santa Maria della pace ha “ricordato” solo due brani dei King Crimson: “Red” e “21th century schizoid man”. Poi spazio alla “sua” musica con i brani eseguiti secondo la sua “particolare” accordatura.

La pazienza dei fan. I fan che non hanno trovato posto in chiesa hanno sperato fino all’ultimo di entrare ma il rigido servizio d’ordine, attuato peraltro da allievi musicisti volontari, è stato inflessibile. Con Fripp non si discute: alle 21,30 in punto, ha dato il via libera alle chitarre. Poi porte sprangate. Il manipolo di irriducibili ha atteso paziente sotto il porticato e alla fine è riuscito ad entrare proprio alla conclusione del singolare concerto, quando le porte della chiesa si sono spalancate per far rientrare il gruppo di musicisti che era da poco uscito in un religioso silenzio. Il progetto musicale di Fripp. L’intuizione della nuova accordatura per la chitarra, come lo stesso Robert Fripp spesso ricorda, avvenne nel 1983 a New York mentre il musicista originario di Wimborne Minster, nel Dorset, era intento a fare una sauna. Il leader indiscusso dei King Crimson più volte ha definito il progetto come «esplosioni acustiche di improvvisazione» e le kermesse che nell’arco di anni si sono susseguite sono state solo per pochi eletti. Ma poi sono finalmente diventate pubbliche. «Dopo dopo essermi chiesto per 21 anni come costruire un veicolo per questa eruzione di energia sottile – è sempre Fripp a parlare – è giunto il momento di presentarlo al pubblico». Gli allievi sparsi nel mondo. Secondo dati, naturalmente non ufficiali, i discepoli di Fripp sparsi nei cinque continenti sono circa 1.200: dalla Nuova Zelanda al Giappone, dalle Americhe all’Africa. Non solo giovani, ma persone di tutte le età. Ma non basta. Ai corsi del leader del re cremisi anche tanti “novizi” senza alcuna cognizione di musica e chitarra. A Sassoferrato, nei sei giorni di full immersion in atmosfere fatte di suoni e silenzio, Fripp non ha potuto fare a meno di sperimentare con i suoi giovani allievi l’insegnamento fondamentale di Georges Ivanovic Gurdjieff, sua passione coltivata negli anni ’70. Quella di Gurdjieff è una una filosofia che combina spiritualità, religione e ricerca interiore. Lo stesso frate Filippo, insegnante di musica e referente del convento marchigiano dei francescani minori, in più occasioni è rimasto perplesso ma allo stesso tempo ammaliato dal gruppo del musicista inglese: «Il silenzio in questi giorni è stato tale che credevo non ci fosse nessuno. Mister Robert Fripp? Spesso l’ho incontrato e ci siamo scambiati solo i saluti. Deve essere un uomo nobile e con un grande carisma…».

written by

dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
Related Posts

Leave a Reply

Want to join the discussion?
Feel free to contribute!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

© Copyright - Enzo Vitale | Journalist and time traveller - Technical assistance by Offerte Internet