Se dormo mi assumono alla Nasa

Arrivo con qualche giorno di ritardo ma sono perfettamente in linea con lo spirito della richiesta Nasa. Alla fine vi spiego il perchè.

In sostanza l’ente spaziale più importante del pianeta cerca tipi un pò sonnacchiosi, pigri, indolenti, assonnati. Insomma gente che dorme.
Sui giornali e sulle tv la notizia è stata amplificata a dismisura, ma la Nasa non è nuova a questo tipo di iniziative. E’ un concorsone che si ripresenta ciclicamente.

Comunque per non fare la figura del fesso dico in due parole in cosa consiste la richiesta.

Si tratta di test su volontari (li sceglieranno loro naturalmente), che verranno effettuati al Johnson Space Center di Houston. Ebbene sui pigroni a pagamento (si parla di un compenso di circa 3500 euro al mese per 70 giorni), l’ente spaziale studierà gli effetti che la microgravità ha sul corpo umano.

A dire il vero i candidati dovranno dormire almeno 8 ore al giorno, mentre per il resto del tempo potranno navigare su Internet, leggere, giocare ai videogames, guardare il Tonight show di Jay Leno e tante altre belle iniziative dettate dal sano ozio.
L’unico problema è il letto. I giacigli, infatti, saranno inclinati verso il basso di 6 gradi, una condizione che simulerà lo stato cardiovascolare vissuto dagli astronauti nei viaggi spaziali.

Nessuno, almeno credo, ha però spiegato come lavorano e dormono gli astronauti fuori dall’atmosfera.
In generale, le ore di sonno sono otto, ma durante il riposo possono svegliarsi lo stesso: andare al bagno o vedere attraverso l’oblò. Molti di loro hanno riferito di avere avuto terribili sogni e incubi. Qualcun altro anche di aver russato.
E poi nello spazio non c’è l’alto o il basso e non c’è gravità. Gli astronauti devono attaccarsi ad una parete, rifugiarsi dentro un sacco a pelo o ancorarsi da qualche parte in modo da non galleggiare per evitare di scontrarsi contro qualcosa .

Ne sono sicuro e nessuno mi convincerà del contrario. Per i vincitori del concorsone Nasa, si annunciano 70 giorni (e notti) da vivere pericolosamente.

P.S. Ah giusto, dimenticavo…..dovevo spiegare la faccenda del mio ritardo. E’ molto semplice. Non mi sono accorto della notizia: dormivo.

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
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